Approfondimento
Il contesto.
Dopo la caduta del muro di Berlino gli equilibri mondiali andavano ridisegnati.
In Italia per tutta la seconda metà del secolo breve gli ambienti moderati e di destra praticavano una politica di contenimento rispetto all’avanzata e all’egemonia della sinistra e dei comunisti. Ciò avveniva evitando di calcare le differenze tra i soggetti sociali praticando un interclassismo che evitasse fratture insanabili.
Nei primi anni 90 questa esigenza non era più avvertita, l’egemonia della sinistra scricchiolava sotto il peso della caduta dell’URSS, e l’interclassismo veniva sostituito dal liberismo.
L’Europa.
In questa fase nasceva “l’Europa delle banche centrali”. Il luogo in cui si consolidava la nuova egemonia borghese. Non più l’idea di costruire una società che legasse le classi ma avviare la lotta di classe dei padroni e della finanza contro il lavoro e la vita. Veniva così stabilito che l’economia dovesse dominare la politica e così la gabbia del neoliberismo veniva calata sul futuro dell’Europa. Mentre la borghesia creava il suo campo, la sinistra viveva una fase di profonda difficoltà nell’elaborare una nuova proposta egemonica. Proposta che non arrivò e forse non poteva arrivare. Per molti anni si è provati a ridefinire un nuovo ruolo della sinistra ma sempre con una posizione subalterna ad un idea egemonica. Il tentativo di quella elaborazione fu una risposta nazionale al tema della trasformazione che nel tempo ha mostrato la sua inefficienza sia nella costruzione del consenso sia in termini di utilità una volta che si vincono le elezioni in uno stato.
La sinistra e i giovani.
La crisi Greca, le esperienze Spagna e Portogallo ci invitano a pensare che il campo di azione non debba essere solo quello dello stato nazione. In questi mesi ha preso corpo un movimento internazionale che percorre la sinistra che promuove un “PianoB” per l’Europa. Uno strumento che permetterebbe di coordinare la lotta in campo internazionale con altri soggetti antiliberisti e anticapitalisti.
Un movimento che ha come obiettivo la lotta per la democratizzazione politica ed economica dell’UE. Questa lotta per la democratizzazione dell’Europa deve divenire la battaglia principe dei giovani, per quelli che avevano un futuro e l’hanno visto sfumare nel 2008, per le nuove generazione che sono cresciute in questa crisi. Rompere la gabbia europea del neoliberismo è la lotta per il futuro; o si è in grado di distruggerla oppure… ben venuto medioevo.
Breve chiarimento, a margine, di natura economica.
La lotta per la democratizzazione dell’Europa politica ed economica è una lotta che parla dei diritti delle classi subalterne. Dai diritti dei lavoratori, alla composizione della produzione, all’ambiente fino alla redistribuzione della ricchezza tra stati e tra classi sociali. Inoltre il movimento chiarisce che non sono favorevoli dell’uscita dall’UE, perché in questo momento di grandissima crisi, ritirarsi negli stati-nazione offrirebbe solo una possibilità di vittoria ai movimenti di estrema destra. Uscire oggi sarebbe non solo un problema di natura politica ma economica, perché non si esce dal capitalismo globale, anzi si diviene una debolezza dinnanzi ad una Germania forte, una Francia forte e ai capitali sia russi, sia cinesi. In questa fase il capitale non europeo usa la crisi per penetrare all’interno dell’Unione Europea e comprare aziende. Ritirarsi negli stati-nazione accelererebbe soltanto questo processo che priverebbe la comunità di un eventuale politica industriale e porterebbe ad un peggioramento delle condizioni materiali dei lavoratori e dei disoccupati.
Antimo Caro Esposito
Esecutivo nazionale Giovani Comunist/e